Le mie foto, Sorrentino e il sogno del cinema
Il racconto di Fiorito, che a tutti gli effetti è una storia dentro la storia – tra immagini di backstage e documentazione delle riprese, ritratti dei protagonisti e scorci inattesi della città – è diviso in capitoli che ricompongono la vicenda in una nuova narrazione. Si comincia da Filippo Scotti/Fabietto che è l’incarnazione del vero e del finto Sorrentino, entrambi al centro del film in un continuo specchiarsi tra regista e interprete, rappresentazione di sé tra memoria personale e slancio immaginifico. Poi “San Gennaro e il munaciello” che è un viaggio tra sacro e profano, tra spiritualità e credenza popolare; “la passione” invece trionfa con il calcio, centrale nella sceneggiatura del film in quanto gioco che fa soffrire ma …a volte salva la vita; “la ricerca della felicità” segue invece i due fratelli nel tentativo di trovare una via d’uscita dal dolore. In “Napoli anni ‘80” il fotografo racconta come Sorrentino ci ha portato indietro nel tempo, con scorci urbani che avevamo dimenticato a cominciare da quella piazza Plebiscito piena di automobili; “la famiglia” propone invece uno spaccato da commedia all’italiana, e le fotografie vanno a costruire una sorte di grande album di ricordi: la mamma che gioca con le arance, la signora Gentile in pelliccia pure a ferragosto, la tavolata chiassosa, e la presenza dei parenti in un mosaico d’epoca che racconta come eravamo e come erano allora le famiglie. Un capitolo è dedicato al “il cinema” che svela se stesso e le sue possibilità di piegare la fantasia alla rappresentazione di un altro mondo, che da immaginato diventa vero o perlomeno verosimile: e qui torniamo al gioco di specchi, con Fabietto che spia Fellini da una porta socchiusa mentre di fronte c’è una foto di Sorrentino, che quel sogno del cinema lo ha fatto diventare realtà. La mostra si chiude con “perseveranza” – spiega Fiorito – che è la strada indicata a Fabietto dal fratello. “Una virtù in cui credo molto anch’io: solo con la fermezza si possono raggiungere i propri obiettivi”.
Alessandra Pacelli